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Oggi Sposini (2)

28 Mag

Ti fai il culo per lavorare, per trovare un fottuto posto che ti permetta di pagare vitto e alloggio. E’ una gran fatica. Una lotta contro il tempo, ma soprattutto contro i tempi. Questi maledetti tempi. Di magra. Direi di anoressia. Combatti. Resisti. Contribuisci a mantenere alto il livello di scontro. I capi ti lodano, poi ti puniscono. Poi ti lodano e ti puniscono ancora. E ancora. E ancora. Lentamente i connotati ti cambiano da sé. E la mattina i capelli ti restano sul cuscino, sempre di più. Perché tu ti fai il culo per lavorare. Tutto il resto non conta.

Poi arriva il resto, e ci pensa lui a contare per te. Nella tua frenesia hai imparato ad andare a tempo, ma non vedi più niente di quello che c’è. Qualcuno decide di ricordartelo. Che il mondo trema, e tu non puoi farci un cazzo. Che le clessidre hanno granelli imbizzarriti, e prima o poi si spaccheranno anche loro. Ti fai il culo per lavorare. Poi arriva il giorno in cui ti scopri a farti il culo per vivere.

Eccola la vera lotta, la battaglia che merita di essere combattuta. Quella per restare uomo. Quella per restare vivo. Gli eroi escono da qui, da questo fronte silenzioso ma non troppo. Restare in zona è esclusiva dei gladiatori. Io ne conosco uno, anche se soltanto attraverso uno schermo. Si chiama Lamberto, e dopo oltre un anno da quel brutto colpo è tornato a farsi vedere. Mister Sposini. Roba da 300.

Al Massimo mi sparo

1 Dic

Martedì, 0.05

Vedere Vespa che improvvisa momenti di varietà è quasi peggio di sapere che in studio con lui c’è pure Giletti.
Roba da spararsi.

Martedì, 0.46

Stasera mi sto trovando troppe volte d’accordo con Giletti.
Sparatemi.

Mercoledì, 15.28

Odio pranzare tardi. Sì, lo so che è colpa mia che torno dalla piscina quando è quasi l’ora della merenda. Ma odio lo stesso mangiare tardi. Il problema è che mentre mangio mia madre (mentre mangio, mia madre) tiene accesa quella cosa quadrata.. quella che fa luce e ciarla di continuo.. come diavolo si chiama.. ah sì, la tv. Mia madre tiene accesa la tv e mi tocca vedere un po’ de La vita in diretta. E quasi mi manca Giletti.
Ok, mi sparo da me.

Vedere Vespa che improvvisa momenti di varietà è quasi peggio di sapere che in studio con lui c’è pure Giletti.

Monster tax

24 Nov

Le nonne sono quelle dei vecchi rimedi. Quelle delle minestre che curano ogni male, e che van bene pure se riscaldate. Quelle che sanno tutto perché la vita se la portano in spalla. Zainetto di rughe, bagaglio di esperienze.

Prendiamo la mia. L’Europa sprofonda nella crisi, il resto del mondo pure. Questa palla azzurrognola è piena di furbi e di lacché, di volpi e di cani. Ma per questa folle terra di Spread & Toby mia nonna ha trovato la soluzione a ogni problema. Il professor Monti è premier da un battito di ciglia, e già pensa di salvare la baracca ripristinando l’Ici, ripescandola dal cimitero delle imposte defunte come uno stregone evoca i morti dall’oltretomba. Per non parlare della tassa sul cane, pettegolezzo che spero rimanga soltanto tale. Non so Spread, ma Toby potrebbe prenderla davvero male.

Mia nonna. Mia nonna, invece. Mia nonna sì che saprebbe come fare.

Lunedì pomeriggio ero a casa sua. Su RaiUno andava in onda La vita in diretta, il programma-truffa più spudorato della tv. Perché quella è tutto tranne che vita. E meno male. Si scimmiotta il giornalismo facendo il lifting ai tormentoni giudiziari e di costume del momento, roba trita e ritrita. Scazzi sulla povera Sarah, e la povera Melania, “rea” di una morte così triste e prematura da dover morire ogni due o tre settimane, sacrificata sull’altare pietoso e impietoso dello share. Questo sensazionalismo non è per niente sensazionale, e mi lascia sensazioni che non vorrei avere. Poi all’improvviso tutto si ferma. La macchina del sangue si prende una pausa, e per qualche minuto lascia spazio a quel canotto biondo che va in giro dicendo di chiamarsi Ivana Spagna. Ed è una giostra che va, questa vita che non si ferma mai. Ma questo non significa che verso fine corsa ci si debba trasformare in delle bambole gonfiabili che fanno comparsate in tv per non sentirsi sgonfie dentro.

Tanto è bastato per suggerire a mia nonna la migliore delle soluzioni anti-crisi: una tassa per la mostruosità a carico di chi si sforma per via chirurgica pensando di rallentare le lancette dell’esistenza. Una specie di monster tax, diciamo.

Abbiamo passato il pomeriggio davanti a quel piccolo schermo. Mia nonna ha criticato qualunque persona, cosa o animale abbia avuto il coraggio di passare di fronte alle telecamere, ma senza mai osare prendere il telecomando e regalarsi un po’ di quiete decidendo di spegnere. Tutto normale. E’ pur sempre la mamma di Mister Paradosso.

Oggi Sposini

30 Apr

Il mondo si è fermato. Succedono disgrazie, si susseguono una dopo l’altra calamità più o meno naturali. Il mondo si è fermato, sì. E non per Fukushima, non per la Colombia, non per la democrazia moribonda di un paese come il nostro. William e Kate si sono sposati, così il mondo che conosco si è trasformato in un mondo a livello Signorini. E poi si è fermato.

Due miliardi di gossippari ficcanaso hanno assistito a una cerimonia pomposa e vetusta come le chiappe di Fred Flinstone. Non due milioni, due miliardi. Non sono aggiornato in merito a quante anime umane o pseudo tali abitino questa Terra desolata e desolante, ma a occhio e croce stiamo parlando di oltre un quarto della popolazione mondiale. Un matrimonio che definire in grande stile sarebbe riduttivo. Una festa nuziale divenuta planetaria, finanziata dai network televisivi di tutto il globo, cassa di risonanza di un “sì lo voglio” che suona d’amore ma anche un po’ di porno. E questo spiegherebbe almeno un po’ di tutta quell’audience.
Ero in palestra quando la radio ha detto (sì, nella Baia delle Zanzare le radio parlano) che grazie ai diritti televisivi gli introiti sono stati dieci volte la spesa sostenuta per tutto l’evento. Questo significa che i numeri consentirebbero altre nove cerimonie così, tutte rigorosamente a scrocco. Con le dame e gli scacchi. E i cappellini appoggiati nelle parti più impensabili del cranio, che sembrano cadere da un momento all’altro ma che invece sono ben retti da chissà quali corna invisibili. Copricapo pendenti, troppo pendenti. Altro che made in London, quello era tutto made in Pisa!

Mi si scusi se il mio pensiero va altrove. William e Kate mi stanno pure simpatici, davvero. Hanno dei volti freschi, quasi mi piacciono. Poi lei è semplice e bella, come io credo debba essere qualsiasi donna con la d maiuscola. Spero non si rovinino con il tempo, e di certo non mi riferisco ai segni inevitabili di una vecchiaia che non risparmia neppure le corone. Però mi si scusi se ieri sono andato a letto pensando a ben altri sposini. Quelli, anzi quello, con la s maiuscola. Sarà solidarietà tra “colleghi”. Sarà senso di umanità. Sarà che lo vedevo condurre il Tg5 quando ancora aveva un suo perché, e quando non potevo sapere che un giorno avrei preso questa strada. Sarà che i malori prima degli ottanta mi fanno sempre un po’ spavento, figuriamoci prima dei sessanta. Sarà che questa storia mi fa sembrare ancora più precaria questa vita in cui tutto, ma proprio tutto si è tolto la maschera e ha mostrato il suo vero volto. Il volto di un precario, appunto. Sarà che spesso ho pensato al suo percorso. Prima giornalista in senso stretto, poi quel senso di stretto a fare soltanto il giornalista. Dai notiziari alle giurie di ballerini improvvisati, passando per i falsi sorrisi nei salotti di Giletti e per la brodaglia pomeridiana che ogni giorno ci truffa facendoci credere di starci raccontando la vita in diretta. La vita in diretta si vive e basta. E per te, caro Lamberto, non è ancora il tempo delle repliche.