Il bello, il brutto, il cattivo

9 Giu

Il destino scherza con me, ma non è detta che io abbia voglia di scherzare con lui. Anzi, no, non ne ho proprio voglia. Qua si direbbe che pretendere di guardarsi le finali Nba in santa pace sia come aspettarsi che domenica prossima Berlusconi contribuisca a raggiungere il quorum. Impossibile, appunto.

Non mi sono ancora deciso a guardarmele in diretta, e ne sto pagando il prezzo. Continuo a registrare le partite di notte per guardarmele di giorno, perché so che a mio padre fa piacere guardarle insieme a me dopo il lavoro. Ma così continuo a conoscere il risultato prima di arrivare alla fine. Anzi, proprio prima dell’inizio. Con mio padre che nel frattempo si frega leggendo Repubblica.it dall’ufficio, e incampando (neologismo nato dalla fusione tra incappando e inciampando) sul resoconto del match rovinandosi la sorpresa. Così finisco per guardare le partite da solo. Solo e rassegnato a non gustarmele davvero perché in qualche modo qualcuno mi ha spifferato chi ha vinto.

Due mattine fa girovagavo per Facebook. Ho trovato una foto strana e l’ho aperta. Sono finito sulla bacheca di una ragazza che studia scienze motorie, e che aveva da poco pubblicato un link sulla partita della notte prima. Sì, quella che dovevo ancora guardare. Finali Nba, Miami… E lì mi son fermato. Ma da che mondo e mondo il titolo di un articolo nomina per primo chi vince. Salvo elaborazioni particolari. Salvo partite della nazionale, che allora l’Italia la nomini anche se perde, perché la notizia è proprio quella.

Poi l’ho guardata, quella maledetta gara 3, ma con meno interesse. Miami ha vinto davvero, e anche questa volta quasi allo scadere dei tempi regolamentari. E sì, se so come finisce perdo metà del gusto. Credo sia normale. Come credo sia normale non poterne più di questa sfiga. Dopo il bello della diretta e, ancora prima, il brutto della differita, ora spunta pure il cattivo. Il bello, il brutto, il cattivo. Che poi sarei io. Il cattivo, dico. Provare per credere.

Stamattina mi sono guardato gara 4. Questa volta mi sono piazzato davanti al televisore senza anticipazioni sul risultato. Driiin. Il telefono. Ha risposto mia madre. Era mio padre. Cioè, mia madre era mia madre, e mio padre era mio padre. Insomma il mio genitore donna ha risposto alla chiamata del mio genitore uomo. E lei: Ha chiesto babbo se vuoi sapere com’è finita. Se nel pomeriggio son caduti fulmini e saette un motivo dovrà pur esserci.

Poi in palestra. Ormai mi sono deciso a farmi i muscoli come LeBron James, che magari le prossime finali me le gioco io direttamente. Mica per la gloria, mica per i soldi, nemmeno per passione. E’ che almeno così nessuno potrà dirmi come finisce la partita prima del fischio finale. Perché sul campo ci sarò io.

Stavo facendo ancora riscaldamento quando mi si è avvicinato un compagno delle superiori. Due chiacchiere al volo, del più e del meno, ma anche del per e del diviso. Appena finito di dare i numeri gli ho raccontato che prima di arrivare mi sono guardato gara 4. Lui mi ha subito bloccato. Non mi dire come finisce, me la sono registrata e la devo ancora vedere. Mi è venuta la faccia da signor Burns. Viscida, diabolica. E per la frustrazione c’è mancato poco che non gli raccontassi com’era finita.

2 Risposte to “Il bello, il brutto, il cattivo”

  1. MMaiuscola giovedì, 9 giugno 2011 a 8:51 #

    Allora non sei proprio cattivo, suvvia….

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