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Finché la barca va

12 Gen

Io odio il mio corpo. Nel senso che ogni due anni si becca un raffreddore, una tosse che sembra non volersene più andare, una febbricciola. Io odio il mio corpo, ma è l’unico che ho. E poi a forza di starci insieme mi ci sono affezionato. Talmente affezionato che ormai lo amo. Sì. Io amo il mio corpo. Anche se ogni due anni si becca un raffreddore, una tosse che sembra non volersene più andare, una febbricciola. Lo amo, e non perché è l’unico che ho, non perché è una vita che devo convinvere con lui sotto lo stesso tetto di capelli. Lo amo e basta. Così come amo la mia mente. Anche se ogni due ore si becca un raffreddore, e io finisco per starnutire cazzate su cazzate. La amo, e me ne devo prendere cura.

Per via di una mezza influenza sono rinchiuso dentro queste quattro mura color lilla (erano già così, lo giuro) da ormai quasi tre giorni. E sento che mi sta abbandonando, la mia mente. Si è fatta precaria. E per questo devo uscire, prendere una boccata d’aria. E’ precaria, sì, proprio come me. Sarà per questo che la amo. Perché in fondo io e lei siamo sulla stessa traballante barca.

Eurospeed

11 Nov

Caldo è caldo, e non è colpa soltanto della colonnina di mercurio troppo alta, più fuori stagione di un melone a Natale. Caldo è caldo perché qui si corre, e mica solo per lavoro. Sono uscito con la sciarpa per via di un focolaio di tosse che non saprebbe spegnere nemmeno Grisù, una sciarpa pure troppo pesante. In macchina ho avuto proprio caldo, ma ho resistito. A riequilibrare la mia temperatura corporea c’ha pensato il supermercato, dove sono andato con Mister Paradosso perché anche mia madre (ma pure lui non scherza) ha una tosse così infuocata che pare una piromane. E perché in fondo ogni tanto ci pensiamo anche noi alla casa (di solito, però, ci pensiamo e basta).

Dentro l’Eurospin faceva freddo. Cioè, si stava freschi. Niente aria condizionata (credo), ma la sciarpa avevo quasi dimenticato di averla. A farmi tornare le vampate tipiche della menopausa c’ha pensato Mister Paradosso, che davanti alle patate già pensava al prosciutto, che il prosciutto l’avrebbe voluto prendere al banco della carne e non a quello dei salumi, e che ha parcheggiato in cassa il suo carrello da Schumacher mentre io lo rincorrevo per tutto il supermercato, con in mano quattro rotoli di carta igienica quattro veli (quelli con un inquietante coniglietto stampato davanti) più quattro panetti di stracchino presi al volo su richiesta di mia madre dal telefono che tenevo stretto tra l’orecchio e la spalla destra, e a cui ho controllato la scadenza strada facendo (allo stracchino, non al telefono, tantomeno a mia madre). Mi sono fatto in quattro, in quel fottuto Eurospin. E dopo aver giocato a Forza Quattro tra formaggi e carta da culo, adesso ne ho per me, per te, per tutti. Vi ci manderei tutti quanti da quanto sono nervoso. E’ che dopo tutto non ho nemmeno fatto in tempo: quando sono arrivato alla cassa mio padre aveva già pagato il conto, senza tener conto di tutta la roba che avevo nelle mani.

Sono uscito sudato, per poi tornare in macchina e completare la mia sauna. Deluso, profondamente deluso. Questa volta non c’era nemmeno una multa. ‘Sti cazzi. Adesso cerco di calmarmi, di ritrovare la mia stabilità. Una volta raggiunto l’obiettivo darò anche io le dimissioni da premier della spesa.