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Glugluglù

1 Nov

Sono stufo di questa società del caffè. Tutti che corrono, mentre le mete invece si allontanano. Tutti presi da una fretta immotivata. Dall’agitazione. Dalla frenesia. Dalle scadenze. Dalle pressioni più o meno fiscali. E dal lavoro. Sì, il lavoro. Quella cosa che un tempo dicevo di non sapere cosa fosse. Ci scherzavo su. Chiedevo se per caso non fosse una cosa da mangiare (sì, già nel primo post!). Di recente, invece, ho scoperto che è qualcosa che da mangiare te lo dà. Che senza di quello o sei figlio di papà (e possibilimente anche di mamma) oppure sei out. Disoccupato e senza money. Condannato dalla società del caffè a dormire alla stazione Lambrate dentro a un sacco. A pelo, se proprio hai uno straccio di buona stella. Altrimenti buonanotte e salutami il generale Inverno. Quello che è alle porte. Spalancate. E fa sempre più corrente.

Sono stanco, sì, di questa società del caffè. Oggi è festa, e anche se sto lavorando per me è festa davvero. Perché era da tempo che non mi sentivo così, che non sentivo le parole fluire fuori con questa leggerezza. Con questa facilità. In teoria oggi è vacanza, ma in pratica mi sto portando avanti con alcuni pezzi per evitare che domani mi dicano che no, non posso farmi la mia trasferta di lavoro a Lucca Comics. Un piccolo sogno. Andare nella capitale italiana del fumetto con un incarico preciso (più o meno) e una promessa di fondo. Il rimborso di tutte le spese. Speriamo bene. E m’incazzerei se all’ultimo momento non potessi andarci per via della chiusura ormai imminente del prossimo numero. Così mi avvantaggio. E lo sto facendo alla grande. Partorisco pezzi, e senza il benché minimo travaglio. Lo stesso dicasi per questo post, che sto scrivendo come se stessi bevendo acqua di sorgente. Glugluglù.

Sarà che oggi sono libero, e che per questo ho la mente più sgombra. Sarà che non ho la mia ventiquattrore al collo, ma ventiquattr’ore sul palmo della mano da gestire finalmente come se fosse roba mia. Stamattina, poi, mi sono fatto un tè verde. Non succedeva da una vita. E quell’intruglio portentoso, si sa, mi ha sempre dato una gran carica. Senza agitarmi. Senza mettermi addosso un senso di fretta. Ecco. Per le primarie dell’umanità che lavora propongo l’instaurazione di una nuova civiltà. Addio società del caffè. I tempi sono maturi. Ora tocca alla società del tè verde. Votatelo. Che è buono qui, è buono qui. E dove cazzo vi pare.