Vedo le farfalle

14 Mar

I feticci del nuovo millennio: essere disoccupati, ma con la qualifica di professionista. Ora è ufficiale, sono anche io nel club. L’esame è andato a gonfie vele. Sono sempre più convinto che i membri di questa commissione stiano aspettando qualcuno che offra loro del denaro. Del denaro per indurli a bocciare, non a promuovere. Una sorta di corruzione al contrario, su cui scherzo parlando per assurdo. Ma è anche vero che su quello che non sai sorvolano, se non ci arrivi ti ci fanno arrivare, e perdonano mancanze per cui altri commissari avrebbero quasi sicuramente bocciato.

Non è il mio caso. Io ho risposto quasi a tutto, e laddove non ho risposto ho collegato concetti a capocchia dimostrando comunque che pur non sapendo centrare il bersaglio non sono del tutto ignorante. Tra le altre cose mi hanno chiesto qual è stato il primo giornale a usare le illustrazioni per dare le notizie. La risposta era banale, la Domenica del Corriere, ma io non sapendo cosa dire ho risposto il Newyorker, per via delle sue copertine rigorosamente illustrate. Trattasi di un periodico americano con cui il direttore della scuola di giornalismo c’ha sempre fatto una testa così, ma che non ho mai letto davvero (anche perché il mio inglese è piuttosto martufelliano). Come dire: non ho granché di nostrano da vendervi, ma ho del prosciutto statunitense da leccarsi pure le orecchie (anche se personalmente non l’ho mai assaggiato). Ho ostentato di avere una cultura, e quello è sempre un buon lascia passare per chi vuole fare il giornalista. La commissione è comprensiva, e queste cose le sa intendere bene. Me ne sono tornato a casa con una media tra scritto e orale che sfiora il 49 su un massimo di 60. Ho fatto la mia porca figura, e forse parte del merito sta proprio in quel suino d’oltreoceano.

La sera a Roma c’era il sole. Sì, c’era anche se era quasi notte. Ma vuoi per la mia gioia, vuoi perché le nuvole se n’erano improvvisamente andate dopo giorni davvero uggiosi, ho visto davvero una città splendente. Eterna e splendente. Anzi, mi sono accorto di vedere la capitale per la prima volta da giorni. Dal mio arrivo era stato come vivere dentro la mia testa, tra ripassi affannosi e nevrosi di sottobanco. E’ stato come vivere dentro Matrix (il film, non il talk show pseudo-giornalistico di Canale 5), al posto del mondo intorno a me vedevo soltanto dati e codici. Codici rigorosamente deontologici. Ma la sera dopo l’esame ho smesso di vedere la pioggia, sia quella dei numeri verdi del noto film di fantascienza sia quella fatta di vapore acqueo. Attorno a me solo un ritrovato senso di pace, sopra di me un cielo pieno di farfalle.

4 Risposte to “Vedo le farfalle”

  1. Laura martedì, 15 marzo 2011 a 0:59 #

    E adesso? continuerai a raccontarci le avventure di un cronista, ora non più aspirante?Attendo il sequel….

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    • kronakus martedì, 15 marzo 2011 a 22:22 #

      non ho un lavoro. e finché non lavoro sarà un aspirante (e sospirante) cronista. :))

      poi non vorrei mai tradire i miei 13 fans. di cui 12 sono io sotto falso nome.

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  2. theancientflor sabato, 19 marzo 2011 a 9:18 #

    ciao,non ci conosciamo, solo da poco partecipo ai blog …pero’ , posso condividere con te il momento del “dopo il grande salto”.
    le farfalle le ho viste anche io, ma nel mio cervello e fuori c’erano onde di marea e gioia pura…

    Vedi , io sono nata donna, e pensavo che riuscire a partorire un essere vivente fosse stata la massima realizzazione della mia vita…ma in quell’istante che si allargava a dismisura in onde concentriche all’infinito, ho capito che la vera realizzazione di me stava in quella vittoria.
    Dottore in medicina e chirurgia !!!!
    Era una vittoria solo mia.
    Io ho partorito me stessa.

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    • kronakus sabato, 19 marzo 2011 a 16:38 #

      Mi congratulo vivamente con te, ma permettimi una domanda: hai fatto il cesario, sì?! O.O

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